Oggigiorno trovare un parcheggio in cui sostare, gratuitamente e senza limiti di tempo, con la propria auto sta diventando impresa alquanto ardua. Ormai, Comuni di piccole e grandi dimensioni creano sempre più frequentemente aree destinate alla sosta a pagamento con tariffazione a tempo, in specie in prossimità dei centri storici o comunque delle principali attrazioni paesane o cittadine, destinando alla libera sosta altre aree meno contigue. Accade allora che ci ritroviamo a sostare in un parcheggio a pagamento, pagando ad es. la tariffa oraria ed esponiamo il tagliando sul cruscotto della nostra macchina. Ma se "malauguratamente" torniamo a riprenderla oltre l'ora indicata, ecco che puntualmente troviamo la multa esposta sul parabrezza. Ma quale norma del codice della strada sanziona tale "inosservanza"? Nessuna! Lo stesso Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha confermato che "se viene acquistato il ticket ma la sosta si prolunga oltre l'orario di competenza non si applicano sanzioni ma si da corso al recupero delle ulteriori somme dovute, maggiorate delle eventuali penali stabilite da apposito regolamento comunale"; l'eventuale evasione tariffaria non configura violazione delle norme del codice, bensì una inadempienza contrattuale, da perseguire secondo le norme di diritto privato a tutela del diritto patrimoniale dell'ente proprietario o concessionario. La Pubblica Amministrazione, dunque, dovrebbe richiedere all'utente soltanto il costo del tempo in cui si è ulteriormente goduto del servizio. Come contestare e non pagare, allora, questa sanzione illegittima ammontante ad euro 24,00? Semplicemente facendo ricorso al Giudice di Pace, previo pagamento della tassa prevista per le spese degli atti giudiziari pari ad € 37,00, con probabilità pressoché nulla di ottenerne la restituzione anche in caso di accoglimento del ricorso. Pertanto, fatti due calcoli, la scelta è soltanto nostra: cedere al sopruso o farne una questione di diritto?
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