Il diritto di cronaca trova il suo fondamento nell'art. 21 della nostra Costituzione, a mente del quale "
tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione". Tale diritto, manifestandosi attraverso la narrazione dei fatti e rivolgendosi alla collettività, deve essere esercitato nel rispetto dei diritti della personalità di ciascuno, senza che esso diventi un mezzo per ledere l'onore e la reputazione. Pertanto, l'esercizio di tale diritto è lecito quando sia improntato ai criteri di veridicità, continenza e pertinenza: il primo richiede che quanto affermato corrisponda al vero, il secondo richiede l'uso di un linguaggio corretto, il terzo, invece, richiede la sussistenza di un interesse pubblico alla conoscenza del fatto. Per quanto attiene alla
veridicità la giurisprudenza ha affermato che tale criterio non sia rispettato quando pur essendo veri i singoli fatti riferiti, siano dolosamente o colposamente taciuti altri fatti, tanto strettamente ricollegabili ai primi da mutarne completamente il significato; ovvero quando i fatti riferiti siano accompagnati da sollecitazioni emotive, accostamenti, insinuazioni, allusioni o sofismi obiettivamente idonei a creare nella mente del lettore false rappresentazioni della realtà. La
continenza, invece, comporta moderazione, misura, proporzione nelle modalità espressive, le quali non devono trascendere in attacchi personali diretti a colpire l'altrui dignità morale e professionale, con riferimento non solo al contenuto dell'articolo ma all'intero contesto espressivo in cui l'articolo è inserito, compresi titoli, sottotitoli, fotografie idonei, di per sé, a fuorviare e suggestionare i lettori più frettolosi. La notizia è
pertinente quando vi è un interesse pubblico all'informazione che viene fornita attraverso il mezzo di comunicazione utilizzato.
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