Con sentenza n. 15710 del 08.04.14 la Suprema Corte di Cassazione ha affermato che "l'evoluzione del costume e la progressiva decadenza del lessico adoperato dai consociati nei rapporti interpersonali, unitamente a una sempre maggiore valorizzazione delle espressioni scurrili come forme di realismo nelle arti contemporanee (si pensi soprattutto al cinema) e tradizionali (quali ad esempio la letteratura o il teatro) ha reso alcune parolacce di uso sempre più frequente, soprattutto negli strati sociali a più bassa scolarizzazione, attenuandone fortemente la portata offensiva, con riferimento alla sensibilità dell'uomo medio". Ne deriva che, oggi, la parolaccia non ha più lo stesso significato e la stessa portata offensiva del passato. Per essere considerata lesiva, la parolaccia deve essere riferita al contesto nel quale è stata pronunciata, in rapporto alla personalità dell'offeso e dell'offensore; ma, soprattutto, si deve vedere il contesto nel quale l'espressione è stata pronunciata. La pronuncia in questione ha sancito che l'espressione, perdonatemi la volgarità, "oggi mi hai cacato il c....." per quanto trattasi di espressione riprovevole non può configurare ingiuria. In passato, altre pronunce si erano soffermate sulla valenza offensiva di altre espressioni: dire "vaff........" a qualcuno, purché sia un proprio pari e purché non sia rivolto al vicino di casa, non fa scattare il reato di ingiuria. Ugual disciplina per l'espressione "testa di ca..." purchè generato da una provocazione. Se tali parole sono accompagnate con i gesti (ad esempio alzare il dito medio) allora scatta l'illecito penale e, quindi, la configurazione del reato di ingiuria. Concludendo, l'ingiuria rileva soltanto quando si traduce in un giudizio di disvalore sulle qualità personali della persona offesa, non invece quando trattasi di epiteto volgare o scurrile.
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