Competenze dello Studio

martedì 14 gennaio 2014

"La possibilità per la madre di attribuire il proprio cognome ai figli deve essere, da oggi, un diritto riconosciuto anche in Italia"

Negli ultimi giorni la Corte Europea dei diritti dell'uomo (CEDU), al fine di scongiurare qualsiasi forma di discriminazione fondata sul sesso, ha imposto all'Italia di correre ai ripari attraverso l'introduzione nel nostro codice civile di specifici articoli che riconoscano il diritto della madre di attribuire al figlio il proprio cognome al momento della nascita. La stessa Corte suprema di Cassazione aveva affermato, recentemente, che l'obbligo di legare il cognome del figlio a quello del padre era un frutto di una concezione ormai patriarcale della famiglia non più in sintonia con l'evoluzione della società e le fonti del diritto sopranazionale. Sulla scorta di tale imposizione, il Consiglio dei Ministri ha provveduto a deliberare immediatamente un disegno di legge, composto di soli 4 articoli, volto a riconoscere il pieno diritto della famiglia di dare ai figli il cognome della madre, modificando l'art. 143bis c.c. (cognome della moglie). La norma, che tuttavia deve ancora passare al vaglio definitivo, sarà estesa anche ai figli adottati ed a quelli nati fuori del matrimonio. Detto questo, considerato che sarà possibile dare il cognome materno oppure quello doppio di entrambi i genitori solo in presenza di un accordo convergente dei genitori stessi, ci si chiede quali possano essere le conseguenze e, quindi, i rimedi in caso di disaccordo o di diversità di cognome tra fratelli e sorelle. Al nostro Governo italiano il compito di dare delle risposte chiarificatrici.

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