L'assunzione di un farmaco per la cura di una malattia cronica è in grado sicuramente di alterare il risultato dell'alcoltest: è quanto ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 28388 del 13 luglio 2012, nella quale gli ermellini hanno altresì precisato che tale circostanza, non trascurabile, deve indurre i giudici ad una maggiore accuratezza nel relativo giudizio. Se in un primo momento, però, questa giurisprudenza (come poc'anzi enunciata) attribuiva a tale circostanza efficacia scusante (purché allegata e sufficientemente dimostrata dalla difesa dell'imputato), con una recente sentenza la Suprema Corte ha rivisto il proprio orientamento. Nessun rilievo assume il fatto che l'alcolemia sia superiore alla soglia consentita a seguito dell'assunzione di sostanze alcoliche o di farmaci in grado di alterare tale valore: il conducente che è consapevole di assumere medicinali in grado di incidere sulla presenza di alcool nel sangue, infatti, non deve porsi alla guida dell'autovettura.
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